giovedì 29 dicembre 2011

La banca delle sementi

(fonte: Sette-Corriere della Sera), a cura di Roberto Di Ferdinando

Nelle isole Svalbard (Norvegia), a 1.200 km dal Polo Nord, all’interno di una montagna a 120 metri di profondità, in ambienti delimitati da muri di calcestruzzo e porte d’acciaio, capaci di sostenere l’impatto di un terremoto, di attacchi nucleari e terroristici, sono custoditi milioni di semi ed il loro patrimonio genetico che garantirebbero, in caso di calamità catastrofiche per la Terra, una rinascita delle coltivazioni. Esistono inoltre localmente anche altri tipi di banche dei semi ad esempio nella cittadina USA di Ames (Iowa), qui le sementi (in particolare cereali e mais) sono in stanze refrigerate a bassi livelli di umidità, oppure a Harbu (Etiopia) dove la Ethio Organic Seed Action, ha realizzato una banca dei semi per fornire una sicurezza in più ai contadini che dovessero perdere il raccolto o in caso di siccità. Ancora negli Usa e sempre nell’Iowa esiste l’antica Seed Savers Excange, l’organizzazione dedita alla conservazione e scambio delle sementi senza fine di lucro.
Queste banche hanno lo scopo, anche, di garantire al maggior numero di persone l’accesso ai semi e quindi garantire le coltivazioni e coltivazioni diverse. Infatti ormai superata la cifra di 7 miliardi di abitanti sulla Terra, gli esperti si interrogano sulle reali capacità del nostro pianeta di sostenere anche da un punto di vista alimentare tale boom demografico. Nonostante il ritmo di crescita sia rallentato (+1.1%) e si preveda che a livello mondiale nel 2070 si stabilizzi, alcuni dati però preoccupano, in quanto si prevede che alcune regioni invece triplicheranno la propria popolazione, ad esempio i paesi africani e l’India che entro 10 anni supererà la Cina quale paese più popoloso. Si presenteranno quindi, sul piano delle coltivazioni alcuni problemi, quali quello ecologico (il sempre maggior impiego di fertilizzanti per garantire prodotti alimentari più rapidamente), energetico e perdita della biodiversità.
Eppure la produzione alimentare oggi sarebbe in grado di soddisfare la domanda mondiale, sarebbe, ma esistono due problemi, la cattiva e non equa distribuzione di tali prodotti e l’aumento esponenziale (in particolare da parte di Brasile e Cina) di proteine animali (carne bovina). Infatti per produrre un chilo di carne bovina si consumano 10 chili di proteine vegetali (oggi 1 miliardo di persone non ha di che mangiare). Interventi necessari dovrebbero indirizzarsi sull’ecosistema, come ricorda Claudia Sorlini, ex preside della Facoltà di Agraria di Milano, intervistata da Sette: “il terreno non deve essere sfruttato eccessivamente per poi essere abbandonato quando non produce più. […] In occidente, invece si dovrebbero evitare le monocolture o le colate di cemento che sottraggono aree fertili all’agricoltura”. Altri aspetti su cui lavorare la riduzione degli sprechi (circa il 30-35% degli alimenti) e le difficoltà, in particolare nei paesi più poveri di poter conservare a lungo i cibi, in mancanza di un’adeguata catena del freddo. Ed ancora l’aumento delle materie prime alimentari. Secondo il Food Price Index della FAO, in un anno il costo del cibo è aumentato del 39%, dei cereali del 71%.
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mercoledì 28 dicembre 2011

In Svizzera si insegna sempre meno l’italiano

(fonte: Corriere della Sera), a cura di Roberto Di Ferdinando

In molti licei svizzeri dei cantoni tedeschi sembra sempre più difficile imparare l’italiano quale seconda lingua. Infatti, ad esempio, nel Canton Obvaldo è stato stabilito che non sarà più obbligatorio al liceo apprendere l’italiano per conseguire il diploma di maturità, pochi mesi fa anche il Cantone di San Gallo aveva fatto la stessa scelta, per poi dover tornare sui propri passi per intervento del dipartimento federale dell’Interno su pressione del ASPI (Associazione Svizzera dei Professori di Italiano). Eppure la Costituzione elvetica prevede, riconosce e garantisce il plurilinguismo della Confederazione (le lingue ufficiali sono: tedesco, francese, romancio e italiano). La decisione di emarginare lo studio dell’italiano sembra riscontrare un certo consenso dell’opinione pubblica, mossa anche dalla campagna pro tedesco e pro francese di alcuni quotidiani nazionali; infatti quest’ultimi dinanzi alle considerazioni che ricordavano che di fatto la lingua italiana è, comunque, quella di Dante e di Boccaccio, hanno risposto, tra serio e il faceto, con vignette ed interventi vari, che l’italiano è anche la lingua di Berlusconi, una provocazione che però rende bene l’idea di come l’Italia sia, per la Svizzera, il paese meno amico di quelli a lei confinanti.
I cantoni tedeschi hanno risposto alle polemiche indicando che gli studenti, se lo desiderano, potranno studiare l’italiano nei cantoni vicini, una soluzione, però, logisticamente difficile da mettere in pratica e comunque una spinta disincentivante allo studio dell’italiano.
In Svizzera, oggi, l’italiano è la prima lingua ufficiale nel solo Canton Ticino, ed è parlato, frequentemente e correttamente, da circa il 6,4% degli svizzeri.
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lunedì 26 dicembre 2011

Contadini africani sfrattati

(fonte: Corriere della Sera), a cura di Roberto Di Ferdinando

Dal 2001 ad oggi circa 227 milioni di ettari di terreno in Paesi in Via di Sviluppo (PVS) sono stati acquistati o dati in concessione a società straniere (cinesi, indiane, coreane ed europee). L’intento è, prevalentemente nobile, infatti queste società si sono impegnate per la riforestazione di queste terre e per garantire l’uso intensivo di campagne sottoutilizzate o destinate fino ad oggi ad una agricoltura semplicemente di sostentamento.
Nell’articolo del Corriere della Sera è citato l’esempio dell’Uganda, in cui la britannica New Forests Company (NFC) controlla 20 mila ettari nei distretti di Mubende, Kiboga e Bugiri (altrettanti ettari la NFC li controlla in Tanzania e Mozambico). In queste terre sono state distrutte le originarie piantagioni (banani, manghi, avocado, fagioli e cereali) e sostituite con coltivazioni di pini ed eucalipti al fine di produrre legname in modo da evitare il deforestamento di altre zone. La NFC, inoltre, ha accompagnato le nuove piantagioni con l’apertura di scuole, piccoli ambulatori, scavato pozzi e fognature e stipulato programmi economici con le piccole comunità locali. Al di là delle conseguenze per il mercato agricolo interno dei paesi africani, il problema di questa presenza straniera nelle campagne africane è legato al fatto della proprietà della terra. Infatti, in molti paesi africani raramente esiste la proprietà individuale della terra, ma spesso appartiene allo Stato che la concede in uso per decenni a famiglie di contadini o a veterani. In alcuni casi vi sono famiglie che da oltre 40 anni coltivano la terra dello Stato, spesso queste terre statali sono trasmesse di padre in figlio, altre volte lo Stato le ha cedute con regolare contratto di vendita. Ma adesso che la terra è divenuta per molti governi africani un bene da vendere o da dare in concessione ai ricchi stranieri, ecco che sono scattate le confische o le revoche di vecchi contratti d’uso di migliaia di ettari. Secondo alcuni dati delle ONG, in Uganda, circa 20.000 contadini sarebbero stati cacciati, anche con l’uso della violenza, dalle terre a cui si dedicavano da decenni o di cui erano proprietari. Purtroppo in molte regioni dell’Africa un atto di proprietà di un umile contadino non ha spesso molto valore.
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domenica 25 dicembre 2011

Kim Jong-il sarà imbalsamato dai russi?

(fonte: Corriere della Sera), a cura di Roberto Di Ferdinando

Sembra che il governo nord-coreano abbia già contattato il Centro imbalsamatori di Mosca, lo stesso che da quasi 80anni cura la salma, anch’essa imbalsamata, di Lenin, conservata nel mausoleo della Piazza Rossa, perché si occupi di rendere eterne le spoglie di Kim Jong-il, il dittatore nord-coreano deceduto la settimana scorsa. Ed il Centro di imbalsamatori, diretto oggi da Valerij Bykov, è lo stesso a cui fu affidato nel 1994 il corpo di Kim Il-Sung, il padre di Kim Jong-il. Nel 1994 l’operazione Kim Il-Sung costò ai coreani 1 milione di dollari e 800 mila all’anno per la conservazione. Ma è lunga la lista delle salme di leader più o meno famosi, trattati dal centro di imbalsamatori. La prima fu quella già ricordata di Lenin, anche se il risultato non fu molto positivo (sono visibili solo la faccia e le mani e la pelle non ha un colore naturale), poi, nel 1953, quella di Stalin, conservata in maniera perfetta nel mausoleo di Lenin e poi da lì rimossa, per volere di Kruscov, e sepolta in un cimitero, ed ancora quella dell’ex presidente del Comintern, il bulgaro Dimitrov, dell’ex leader della Cecoslovacchia, Gottward, del vietnamita Ho Chi-min (nonostante avesse chiesto in punto di morte di essere cremato), dell’angolano Neto, dei presidenti della Mongolia e della Guyana, ecc…
Oggi però il centro che si avvale di 12 tecnici sembra attraversare un periodo di crisi. Infatti, pur avendo aperto anche ai privati, sono sempre meno le richieste di imbalsamazione; fino ad alcuni anni fa provenivano principalmente dagli ambienti di malavitosi, ma non sempre i corpi, trivellati, potevano essere correttamente conservati, comunque, il servizio offerto dal centro comprendeva nel prezzo anche la costruzione di un mausoleo. Ma adesso l’imbalsamazione sembra essere superata, difatti di moda è divenuta la crio-conservazione in azoto liquido, che costa anche molto meno (10 mila dollari per salvare il solo cervello, 45 mila per l’intero corpo).
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Di seguito riporto un mio articolo pubblicato su Microstoria nel 2005, dedicato a Girolamo Segato, un ottocentesco imbalsamatore che nella sua avventurosa vita scoprì una misteriosa tecnica per la conservazione dei corpi.
Testo e foto di Roberto Di Ferdinando

Oggi la figura di Girolamo Segato è poco nota (1), eppure questo ottocentesco erudito bellunese, trapiantato a Firenze, fu naturalista, cartografo, disegnatore, esploratore ed egittologo di una certa fama. La sua continua passione per la conoscenza multidisciplinare e per l’avventura difatti lo portarono ad essere tra i primi europei ad esplorare l’intero Egitto effettuando qui importanti rilievi geografici e scoperte archeologiche oltre che apprendere le misteriose tecniche per la conservazione dei tessuti umani, per cui oggi nel mondo scientifico è principalmente ricordato. Ma la sua esistenza fu anche caratterizzata da continue avversità: infiniti problemi finanziari che non gli permisero di completare studi e ricerche, oltre che a condannarlo alla povertà, e le avversità verso il suo operato da parte della comunità scientifica che lo spinsero a non rivelare mai il segreto del suo procedimento di pietrificazione dei tessuti umani, che rimane ancor oggi un mistero.
Ma procediamo per ordine. Girolamo Segato nasce a Vedana (Belluno) il 13 giugno 1792 e già da adolescente muove i suoi interessi verso gli studi di chimica, botanica e mineralogia. Tra il 1809 ed il 1818 frequenta varie scuole spostandosi tra Treviso, Belluno, Rovigo e Venezia; infatti le modeste disponibilità economiche della propria famiglia non gli permettono di svolgere percorsi di studi completi, che effettua comunque da autodidatta e grazie all’aiuto di alcuni dotti amici. Nel 1818 è a Venezia e tramite alcuni conoscenti è introdotto nella famiglia De Rossetti, titolare di una nota casa commerciale a Il Cairo e con incarichi diplomatici in Africa, che gli offre ospitalità ed un impiego di cancelliere in Egitto, lo stesso Egitto che, tornato in auge con la spedizione napoleonica del 1798, in seguito alle prime scoperte archeologiche rappresenta la meta più affascinante per i ricercatori europei di quel periodo. Segato quindi si trasferisce a Il Cairo, dove la nuova attività impiegatizia non gli impedisce di iniziare le prime esplorazioni del paese. Tra il 1818 e il 1823 visita in lungo e largo l'Egitto, partecipando a spedizioni per la stesura di rilievi geografici, che aggregandosi a quelle militari. Durante questi viaggi si interessa alle antichità egizie: visita piramidi e monumenti, che riproduce in precisi disegni, rinviene cadaveri di uomini ed animali pietrificati, e si avvicina così allo studio della mummificazione. Nell’estate del 1820 viaggia per ottanta giorni nel deserto, mentre nel 1822 raggiunge la piramide di Abu-Sir che esplora da solo rimanendo tre giorni consecutivi, senza mai uscire, a 15 metri sotto terra. Rientra quindi a Il Cairo, ma è ormai una persona completamente diversa nello spirito e nel fisico. Il clima dell'Egitto si dimostra nocivo per la sua salute e decide così nel dicembre del 1822 di fare rientro in Europa, a Livorno, dove i De Rossetti gestiscono una banca di assicurazioni marittime e sono in grado di ospitarlo. Ma il destino si prepara a muovere contro Segato, infatti, molti reperti recuperati dal Segato naufragano sulla rotta per il Vecchio Continente, mentre nell’incendio della casa egiziana vanno distrutti tutti i suoi documenti, disegni e rilievi. Preso dallo sconforto non ritornerà più in Egitto e decide invece di trasferirsi a Firenze, che ritiene il luogo più adatto a soddisfare il suo perenne desiderio di istruzione, accettando qui l’impiego di rappresentante della banca De Rossetti.
Giunge a Firenze nel giugno del 1824 e la sua fama di esploratore gli apre inizialmente gli ambienti culturali della città, frequenta la famiglia dell’avvocato Anton Cino Rossi, della cui figlia, Isabella, si innamorerà, ed ottiene udienza perfino dal Granduca Leopoldo II, attento collezionista di antichità egizie. Segato comunque non abbandona i suoi studi, sebbene ancora una volta la mancanza di denaro e le forti avversità scandiscano la sua vita. Si cimenta infatti nella stesura di un’opera sull’Egitto, tema di moda nella Firenze del periodo. Dopo tre anni di lavoro, dato che un finanziamento promesso dal Granduca non era mai giunto, decide di pubblicare l’opera in società con l'ingegnere Lorenzo Masi, il primo fascicolo esce con il titolo: "Saggi pittorici, geografici, statistici, idrografici e catastali sull'Egitto”, ma non incontra il favore del pubblico. Segato però non si perde d’animo, contrae debiti ed inizia a lavorare al secondo fascicolo, che però non vide mai la luce, infatti Masi fugge a Parigi con i soldi ed i disegni originali. Girolamo cade così in uno stato di angoscia e nelle più crudeli angustie finanziarie, non potendo nemmeno più contare sui dei De Rossetti, che avevano nel frattempo liquidato la loro banca. Ottiene prestiti da familiari ed amici che tenta di restituire pubblicando alcune carte geografiche: dell'Africa settentrionale (1830), della Toscana (1832) e dell’Impero del Marocco, lavori di alta qualità, ma che non gli portano profitti.
Contemporaneamente alle sue iniziative editoriali, Segato conduce nel suo laboratorio all'ultimo piano di Palazzo Spini, sul Lungarno Acciaiuoli, anche alcune ricerche chimiche: sull'amalgama dei metalli, sull'ambra artificiale e mette in pratica le conoscenze egiziane sulla pietrificazione. Dopo essersi esercitato su insetti e piccoli animali, decide di far esperimenti anche sui tessuti umani. All’amata Isabella donerà due gocce pietrificate del suo sangue, perché, come disse lui stesso: "le donne anche il sangue vogliono". Ma non si ferma qui, ottiene dagli studenti dell'Ospedale di Santa Maria Novella campioni anatomici, che trasforma in pietra, pur mantenendo i colori, le forme ed i caratteri originali e conservando, ecco l’eccezionalità del suo procedimento, la loro flessibilità. Non rivela il metodo del suo procedimento per paura che qualcuno possa carpirne il segreto, ma la scoperta si diffonde ovunque, tanto che il suo nome e la sua fama varcano i confini di Firenze; Gioacchino Belli gli dedica perfino un sonetto, mentre dall’estero giungono richieste per i suoi servigi, che lui respinge in quanto:"la mia seduttrice mi tien forte" alludendo a Firenze la città che ha amato, senza essere ricambiato. Infatti la sua scienza incontra l’ostilità di molti medici di corte che, vedendosi eclissati da un autodidatta, non riconoscono valido il suo metodo. Forti critiche gli giungono, lui che era religioso, anche dalla Chiesa che giudica la pietrificazione contraria alla legge divina: "polvere sei e polvere ritornerai"; additato come il mago egiziano, nel 1833 gli è quindi rifiutata la cattedra di chimica tecnologica. Segato ormai poverissimo ed incompreso, continua con enormi difficoltà i suoi esperimenti e si circonda di pochi amici, tra cui l’avvocato Luigi Pellegrini ed il professor Luigi Muzzi. Proprio quest’ultimo invierà un memoriale al Papa Gregorio XVI per invocare una maggiore comprensione per la opera di Segato. Nel 1836 il Papa dichiara che la scoperta del Segato non è contraria ai principi cristiani ed autorizza i suoi studi. Ma è troppo tardi, infatti il 3 febbraio 1836 Girolamo muore di polmonite a Firenze, alcuni giorni dopo aver distrutto i suoi appunti sulla pietrificazione. Il segreto di questa muore quindi con lui. Segato è sepolto a Firenze nel chiostro della Basilica di Santa Croce, sul suo sepolcro si legge: “Qui giace disfatto Girolamo Segato da Belluno che vedrebbesi intero pietrificato se l’arte sua non periva con lui... Esempio di infelicità non insolito"(2).

(1) Per approfondire la vita e l’operato di Girolamo Segato si rimanda a:
I. Pocchiesa – M. Fornaio, Girolamo Segato, esploratore dell'ignoto, Edizioni Media Diffusione, Belluno, 1992.
G. Pieri, Girolamo Segato, Istituto Veneto di Arti Grafiche, 1936.
Nel gennaio del 2006 il Centro di Documentazione per la Storia dell'Assistenza e Sanità Fiorentina ha dedicato una giornata di studi alla sua opera
(2) Delle opera di Segato oggi rimangono 214 realizzazioni conservate nel Museo del Dipartimento di Anatomia dell’Università degli Studi di Firenze, mentre i lavori custoditi a Vedana andarono perduti nelle invasioni austriache del 1848 e 1917 e quelli conservati al Museo della Scienza di Firenze distrutti con l’alluvione del 1966. Anche da morto il destino si accanì contro Segato.

giovedì 22 dicembre 2011

Il cristianesimo è la religione più diffusa

(fonte: Corriere della Sera), a cura di Roberto Di Ferdinando

Secondo la ricerca di The Pew Forum, anche per quest’anno il cristianesimo continua ad essere la religione più diffusa nel mondo, con circa 2 miliardi e 180 milioni di fedeli (1/3 della popolazione totale), seguono i musulmani, 1,6 miliardi di persone (il 23,4% della popolazione della Terra). Dei 2 miliardi e rotti di cristiani, il 50,1% è costituito dai cristiani, il 37% dai protestanti e il 12% dagli ortodossi.
Ma quanti sono gli atei?
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martedì 20 dicembre 2011

Le vere origini della bandiera dell’Unione Europea

(fonte: Corriere della Sera), a cura di Roberto Di Ferdinando

La settimana scorsa Vittorio Messori nel suo articolo, “L’8 dicembre, Fatima e i segni della storia”, apparso sulle pagine del Corriere della Sera, ricordava l’avverarsi dei fatti, divenuti poi storici (tra cui la nascita e la caduta dell’URSS) preannunciati dalle parole della Signora di Fatima o legati all’8 dicembre, cioè alla Vergine Maria. Tra questi anche una curiosità che riguarda l’origine della bandiera ufficiale dell’Unione Europea. Messori ricorda che nel 1950 il Consiglio d’Europa indisse un concorso internazionale per stabilire il vessillo ufficiale della nascente comunità continentale. Tra i tanti lavori e bozzetti presentati da molti artisti, furono scartati tutti quelli che potevano richiamare a simboli religiosi, e nel 1955, la commissione, presieduta da Paul Lèvy, di religione ebraica, optò per l’attuale stemma: una bandiera azzurra con 12 stelle d’oro (in origine erano d’argento) disposte a semi cerchio. Si spiegò la scelta in quanto il celeste richiamava (e richiama) l’ufficialità e l’autorevolezza dell’istituto (i colori celesti e blu spesso hanno questo significato di solennità) che tale simbolo rappresentava (e rappresenta), le 12 stelle si riferivano invece ai 12 paesi allora membri della comunità. Ma in verità l’artista che aveva realizzato tale stemma, il belga Arsène Heitz, negli anni successivi spiegò da dove aveva tratto ispirazione e modello per tale bandiera-stemma. Heitz, devoto alla Vergine Maria, aveva scelto l’azzurro quale richiamo al colore della Vergine e le stelle sono quelle che circondano, tradizionalmente, il capo nelle immagini di Maria, 12 come le tribù di Israele, come gli apostoli e come le dodici stelle impresse sulla Medaglia Miracolosa del 1830 di cui una copia Heitz portava sempre al collo.
Per finire occorre ricordare che la firma del documento ufficiale che stabilì l’adozione di tale stemma quale vessillo della comunità comunitaria avvenne proprio l’8 dicembre del 1955.
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venerdì 16 dicembre 2011

L’Italia la più ricca dei paesi del G7

(fonte: Corriere della Sera), a cura di Roberto Di Ferdinando

In questo periodo di forte crisi economica e finanziaria per l’Italia, appare strano, curioso, forse frutto di un errore, l’annuncio che il nostro paese, oggi, comunque, è un paese ricco. E dovremmo crederci visto che a fornire questo dato è un’autorevole istituto, la Banca d’Italia. Difatti è il risultato ottenuto da un’indagine sulla ricchezza delle famiglie italiane riferita all’anno solare 2010 che ha preso in considerazione i patrimoni immobiliari (terreni e abitazioni), finanziari (depositi in conto corrente, titoli di Stato, obbligazioni ed azioni) ed i debiti degli italiani. Tale ricchezza ammonta a 8.640 miliardi di euro (nel 2007 era 8.925 miliardi di euro), quindi la ricchezza netta (al netto dell’inflazione) in Italia per famiglia è di 356.370 euro, e pro capite a 142.481. Si parla però di media ed ecco comprendere meglio perché gli italiani, giustamente, in grande maggioranza, non si sentono e non sono ricchi. Infatti il 10% delle famiglie italiane possiede il 45% della ricchezza del Bel Paese, mentre il 50% della popolazione possiede solo il 10% della ricchezza italiana (dati del 2008).
Comunque la ricchezza netta delle famiglie italiane nel 2009 è stato pari a 8,3 volte il reddito disponibile lordo, ed è il dato più alto tra i paesi del G7 (nel Regno Unito è 8 volte, in Francia 7,5, in Giappone 7, in Canada 5,5 e negli USA 4,9 volte).
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Il paese per le donne

(fonte: Sette-Corriere della Sera), a cura di Roberto Di Ferdinando

Il Word Economic Forum ogni anno pubblica il Global Gender Gap Report, cioè una ricerca-studio che registra il divario di opportunità tra uomini e donne in 135 paesi. Nel 2011 l’Islanda è risultato il paese in cui le donne vivono meglio e godono di maggiori opportunità. I dati analizzati hanno interessato quattro campi: opportunità economiche (salari, percentuale di donne che lavorano e che svolgono lavori specializzati), educative (scolarizzazione e possibilità di accedere ai livelli più alti di istruzione), salute (aspettativa media di vita), opportunità politiche (possibilità di elettorato attivo e passivo e di ricoprire alte cariche istituzionali). Il podio di questa classifica ha visto tre paesi europei e tutti e tre dell’area del Nord Europa: Islanda, che non a caso dal 2008 è guidata da un premier donna che sta conducendo, con scelte coraggiose, il paese fuori dalla più grande crisi economica della sua storia, la Norvegia e la Finlandia. Gli USA sono al 17° posto di questa classifica, la nostra Italia solo al 74°. Gli ultimi tre posti sono occupati dal Ciad, Pakistan ed ultimo, lo Yemen.
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mercoledì 14 dicembre 2011

Il gas di scisto

(fonte: Espansione), a cura di Roberto Di Ferdinando

Si chiama gas di scisto o shale gas, ed è il metano disperso nelle rocce scistiche, cioè derivanti dalla trasformazione dell’argilla. Sulla Terra vi sarebbero giacimenti imponenti di questo gas, ma la sua estrazione è difficile e costosa, infatti le particelle di questo gas sono mescolate con quelle delle rocce che le contengono, e quindi l’estrazione è problematica. Ma sarebbe corretto dire, era problematica, infatti gli USA hanno sviluppato nuove tecniche e tecnologie per estrarrlo più “facilmente” e non a caso gli Stati Uniti sono diventati il primo paese produttore di questo gas, contribuendo ad aumentare le riserve mondiali da 200 ad 800 trilioni di metri cubi, capaci di soddisfare i bisogni energetici per almeno altri 200 anni. E con la crisi economica e l’aumento dei prezzi dei derivati del petrolio e del gas tradizionale, il gas di scisto è divenuto così conveniente. La corsa all’estrazione in casa di tale gas sta coinvolgendo la Cina (sempre più affamata di risorse energetiche), la Gran Bretagna, la Spagna, l’Algeria e l’Ucraina che hanno scoperto di avere nei propri sottosuoli dei veri tesori. Ma è la Polonia il paese che giace sul più grande giacimento sfruttabile di gas di scisto. L’utilizzo commerciale di tale gas, rivoluzionerebbe anche la geopolitica energetica, infatti per molti di questi paesi europei (basti pensare alla stessa Polonia), finirebbe la dipendenza dal gas russo e Mosca vedrebbe ridimensionato il suo ruolo di vicino “ingombrante e pressante”.
In Italia non esistono invece le possibilità di sfruttare industrialmente lo shale gas e per molti non è un male. Infatti se tale gas è conveniente dall’altra parte le tecniche estrattive hanno un impatto invasivo sull’ambiente. Le zone in cui vi sono i centri d’estrazione di questo gas si trasformano manifestando paesaggi quasi lunari, inoltre, per poterlo estrarre viene iniettata a profondità di 3.500/4.500 metri, una miscela di acqua, sabbia e sostanze chimiche. Come si legge dall’articolo di Angelo Allegri su Espansione: “l’acqua aiutata dagli additivi spacca la roccia, la sabbia sostituisce le particelle di gas che emigrano verso la superficie. […] occorrono colossali quantità di acqua e l’iniezione nel terreno di sostanze chimiche”. I giacimenti si trovano sotto le falde acquifere e quindi gli agenti chimici potrebbero inquinarle sia nella fase di discesa che in quella di risalita (non a caso il Maryland e la Francia hanno vietato sul proprio territorio questo tipo di trivellazioni).
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martedì 13 dicembre 2011

Il cibo sprecato

(fonte: Corriere della Sera), a cura di Roberto Di Ferdinando

Nelle settimane scorse si è svolto il Food and Nutrition, un forum sull’alimentazione proposto dalla Barilla ed ospitato dall’Università Bocconi di Milano. Dai numerosi interventi di esperti, tavole rotonde, conferenze e dibattiti è uscita una panoramica, per molti aspetti drammatica, dell’alimentazione mondiale. Infatti risulta che ogni anno nella spazzatura finisce un miliardo di tonnellate di cibo, che un miliardo di persone soffre la fame, mentre oltre un miliardo è vittima di disturbi e malattie legate ad una eccessiva e squilibrata alimentazione (l’80% degli over 65 è affetto da almeno una patologia cronica, e il 50% affetto da due o più malattie). Con almeno 22 milioni di tonnellate di cibo, periodicamente buttato via, si potrebbero sfamare almeno 44 milioni di persone con un giro di affari di 12 milioni di euro. E non solo cibo, esiste anche il problema dello spreco dell’acqua (bene disponibile sempre in quantità minori), ad esempio in Italia si sprecano una quantità d’acqua equivalente ad un decimo del Mar Adriatico.
Altri dati preoccupati: in India ogni anno 250.000 contadini si suicidano perché le multinazionali hanno acquistato terreni coltivati in OGM, che si inaridiscono dopo poche stagioni, mentre tre sole multinazionali posseggono 1.500 brevetti alimentari. Inoltre ad aggravare la situazione la costante diminuzione della produttività agricola di vaste zone della Terra dovuta a fenomeni naturali, ma principalmente a responsabilità (ad esempio il fenomeno del land grabbing - accaparramento di terre – già trattato da RI: http://recintointernazionale.blogspot.com/2011/05/arraffa-terra.html). Ed ancora, la produzione di piante OGM che nel mondo è concentrata in 10 Paesi industrializzati, con il 96% dei 148 milioni di ettari totali di superfici coltivate a transgenico, mentre altri 19 Paesi producono il restante 4%. In Europa, nonostante la perplessità della maggioranza dell’opinione pubblica, si impiegano quotidianamente sementi OGM in Germania, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Slovacchia, Romania, Spagna e Svezia, coinvolgendo terreni per oltre 100.000 ettari.
Intanto è stato stabilito che il 2013 sarà l’anno europeo contro lo spreco, promosso dalla Commissione agricoltura della UE.
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martedì 6 dicembre 2011

Dove vivono i più ricchi del mondo

(fonte: Espansione), a cura di Roberto Di Ferdinando

Una recente ricerca-studio di Credit Suisse (Credit Suisse Global Wealth Databook 2011) ha analizzato la ricchezza globale (ricchezza finanziaria, patrimonio non finanziario e indebitamento, dati poi incrociati con età, reddito e welfare) ed ha scoperto che nel mondo:
- sono circa mille le persone che hanno un patrimonio superiore al miliardo di dollari,
- mentre circa 1.700 posseggono più di 500 milioni di dollari,
- 30.000 persone hanno un patrimonio di almeno 100 milioni di dollari,
- e 85.000 persone, invece, ne posseggono 50 di milioni di dollari.
Più della metà di questi ricchi sono distribuiti tra il Nord America e l’Europa. Il 42% è statunitense e canadese, poi ci sono i cinesi ed al terzo posto i tedeschi (4.000) seguono gli svizzeri ed i giapponesi.
In Italia invece i miliardari sono 10, e coloro che hanno oltre 50 milioni di dollari di patrimonio sono 1.800.
Secondo questo studio nel 2011 il 10% della popolazione possiede l’84% della ricchezza globale, ma dato sorprendente (allarmante) è che l’1% possiede il 44% della ricchezza mondiale, mentre c’è una metà della popolazione della Terra che possiede circa l’1% della ricchezza globale.
Le realtà più dinamiche in tema di ricchezza sono l’India e la Cina (ha più membri nel 10% più ricco dopo Usa, Giappone, Germania e Italia, pensare che nel 2000 non c’era nessun cinese in questo gruppo di “ricchi”). Invece in Africa la metà degli adulti sta nel 10% più povero del mondo ed una presenza dell’1% nel gruppo più ricco.
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sabato 3 dicembre 2011

La prima volta: una conferenza sulla Shoah in un paese arabo

(fonte: Sette-Corriere della Sera), a cura di Roberto Di Ferdinando

Recentemente un gruppo di studenti dell’Università Al-Akhawayn di Ifrane, presso Rabat, in Marocco, ha costituito un associazione, Mimouna, che ha come obiettivo la conoscenza della storia e della cultura ebraico-marocchina ed il dialogo tra ebrei e musulmani. L’associazione ha anche organizzato una conferenza, evento unico fino ad oggi in un paese arabo, sulla Shoah. Fino ad alcuni decenni fa la comunità ebraica in Marocco era stata molto numerosa (i primi ebrei giunsero in Africa con la fondazione di Cartagine nel 814 a.C., come ricorda Stefano Jesurum nel suo articolo apparso alcune settimane fa su Sette e che riporta la notizia della conferenza) ed ha convissuto a lungo in pace con quella marocchina; oggi invece la comunità ebraica è ridottissima. La conferenza ha voluto evidenziare cosa fu la Shoah in Europa e ricordare il coraggio di re Mohammed V, che durante la seconda guerra mondiale si rifiutò di consegnare ai francesi di Vichy, che occupavano il Marocco, gli ebrei-marocchini per la deportazione in Germania (tra i 22.000 Giusti tra le Nazioni, sottolinea Jesurum, 70 sono musulmani). Alla conferenza è intervenuto anche Andrè Azoulay, consigliere ebreo dell’attuale re Mohammed VI.
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Servizi segreti militari occidentali già presenti in Siria

(fonte: Corriere della Sera), a cura di Roberto Di Ferdinando

Guido Olimpio, firma autorevole del Corriere della Sera ed esperto di Medio Oriente, ieri ha scritto un articolo, citando fonti arabe, in cui si rivela che in Siria, a fianco degli insorti, nella locale guerra civile che ha provocato già 4.000 morti, vi sarebbero di supporto i consiglieri militari britannici, francesi e turchi e dei reparti speciali di alcuni paesi del Golfo. Tale presenza avrebbe favorito i’introduzione in Siria di armi occidentali da fornire ai ribelli che si stanno scontrando con il governo di Assad. Sarebbero presenti sul territorio siriano, in appoggio agli insorti (notizia da verificare), anche 600 guerriglieri repubblicani libici. Elemento di coordinamento tra libici e insorti siriani, l’ex qaedista Belhadj, oggi componente del governo provvisorio libico. Belhadj avrebbe avuto in questi giorni un incontro con il governo turco per studiare come ampliare la collaborazione e l’appoggio ai ribelli siriani. Occidentali e libici avrebbero come base logistica, Iskenderun, in Turchia, e da qui farebbero quotidiane incursioni in Siria, obiettivo di queste operazioni e presenze è quello di evitare che la rivolta siriana sfugga di mano e che possa aprire la strada al terrorismo internazionale. Durante la crisi libica, agli inizi degli scontri, fu massiccia la presenza di consiglieri militari occidentali in Libia, preparando così la strada alle operazioni NATO. Oggi, invece, la presenza degli 007 occidentali in Siria ha una funzione di supporto e “controllo” degli insorti, difatti è impensabile prevedere qui una partecipazione militare della NATO o dell’Occidente sullo stile di quella attuata in Libia. Ma per fortuna qualcosa si muove.
RDF

giovedì 1 dicembre 2011

Ho notato che…..

A cura di Roberto Di Ferdinando

Nelle ultime settimane ho notato un fatto che, in questo periodo di crisi, di spread e finanziarie continue, può apparire molto banale, ma non per questo ho timore di condividerlo su RI. Prendete un giornale di oltre un mese fa ed uno di questi giorni. Cosa appare a prima vista? Cosa notate di differente? Quello che ho notato io è che la parola (cognome) Berlusconi oltre un mese fa appariva dalla prima alla quindicesima pagina di tutti i giornali italiani, sia nei titoli che negli articoli, ed in molte pagine dei quotidiani e riviste straniere. Ed oggi? Oggi Berlusconi non è più citato nelle prime pagine dei quotidiani. Un esempio: sul Corriere della Sera di oggi, Berlusconi era citato nella didascalia di una foto a pag. 10, poi il deserto. Anche negli articoli dedicati alla strategia del PDL nell’appoggiare più meno le scelte economiche del governo Monti, Berlusconi è citato due volte, meno di Alfano e dei “colonnelli” La Russa e Gasparri. Una dimostrazione che fino a quando si ha potere si è sulla ribalta, ma perso questo per essere considerati (ricordati) occorre (aver dimostrato di) possedere altissime capacità e qualità, altrimenti le luci si spengono rapidamente.
RDF